Dio, il Nobel e gli alieni

Il premio Nobel per la fisica è andato agli svizzeri Michel Mayor e Didier Queloz per i loro lavori sugli esopianeti. Quali le implicazioni a livello teologico?

26 dicembre 2019 in  scienza , cristianesimo , teologia

(Anne-Sylvie Sprenger) La domanda è semplice: l’esistenza di esopianeti, cioè pianeti al di fuori del nostro sistema solare, implica necessariamente l’esistenza di forme di vita extraterrestre? La risposta non è altrettanto semplice. Di certo i lavori degli svizzeri Michel Mayor e Didier Queloz, insigniti del premio Nobel per la fisica, hanno scombussolato le ricerche in questo campo.
Facciamo il punto della situazione con Jacques Arnould, incaricato di etica al Centro nazionale di studi spaziali e autore di numerosi lavori all’incrocio tra scienze e teologia, tra i quali Turbulences dans l’univers: Dieu, les extraterrestres et nous (“Turbolenze nell’universo: Dio, gli extraterrestri e noi”, ed. Albin Michel).

Come valuta il riconoscimento conferito oggi ai fisici Michel Mayor e Didier Queloz?
Prima di tutto, mi lasci dire: era ora! Non bisogna dimenticare che la scoperta da parte di Michel Mayor e Didier Queloz del primo pianeta fuori del nostro sistema solare risale al 6 ottobre 1995! Un’attesa di ventiquattro anni prima di essere ricompensati per uno dei maggiori successi dell’astronomia della fine del 20.esimo secolo: decisamente, la pazienza è una delle qualità principali dell’astronomo!

Perché i loro lavori sono significativi in ambito scientifico?
Una delle principali questioni con cui gli scienziati devono confrontarsi quotidianamente consiste nel determinare se la realtà da essi osservata, il processo che studiano è unico, raro o comune. In astronomia l’esistenza di pianeti che orbitano intorno a stelle diverse dal nostro Sole era rimasta problematica fino all’ottobre del 1995: il nostro sistema solare è unico oppure no? Fornendo una risposta a questa domanda i due premi Nobel hanno aperto un nuovo capitolo dell’astronomia che, a partire da quella data, si è rivelato ricco di scoperte, di sorprese, persino di stravolgimenti di idee fino ad allora comunemente ammesse.

Come s’è sviluppata la ricerca scientifica in merito alla questione dell’esistenza o no di forme di vita extraterreste?
Il lancio dello Sputnik nel 1957 e l’inizio dell’era spaziale hanno ovviamente influenzato i lavori degli scienziati per quanto riguarda la ricerca di forme di vita extraterrestre. Alle congetture filosofiche e teologiche – le cui prime tracce risalgono al secondo millennio prima della nostra era – e alle osservazioni condotte con l’ausilio di telescopi terrestri, si sono infatti aggiunte le missioni di esplorazione della Luna, di Marte e del sistema solare. Sono nate così le discipline dell’esobiologia e dell’astrobiologia che articolano discipline che fino ad allora non avevano cercato o non avevano avuto l’occasione di collaborare: astrofisica e astronomia, fisica delle atmosfere e chimica delle forme di vita primitiva, studio delle origini della vita e delle sue evoluzioni eccetera. Anche le scienze umane sono invitate a unirsi a questa singolare “cospirazione”!

E oggi a che punto sono i progressi di questi lavori di ricerca?
Il settore sta facendo passi da gigante: alla scoperta di esoplaneti inaugurata da Mayor e Queloz [a tutt’oggi ne sono stati censiti oltre 4.000, ndr.] si aggiungono i lavori condotti sui pianeti più prossimi; si pensi alle prodezze dei robot sulla superficie del pianeta Marte o all’atterraggio della sonda spaziale Philea sulla superficie della cometa Tchouri: tante opportunità di andare a caccia di possibili “particelle elementari della vita”!
Sulla Terra i ricercatori vanno a caccia delle minime tracce di vita nelle condizioni più estreme: laghi ghiacciati, fondali marini, aree vulcaniche; hanno persino “creato” una nuova categoria di organismi viventi: gli estremofili, in altre parole organismi che “vanno matti” per condizioni considerate solitamente proibitive. Tante opportunità, come si può ben comprendere, per interrogarci anche sulle condizioni di emergenza e di evoluzione degli organismi viventi, sulle caratteristiche che un ambiente, un pianeta deve possedere per poter essere considerato abitabile. Tuttavia, malgrado tutti i nostri sforzi, non abbiamo ancora trovato forme di vita in un altro posto che non sia la Terra…

Lei ha scritto “Turbulences dans l’univers, Dieu les extraterrestres et nous” (“Turbolenze nell’universo: Dio, gli extraterrestri e noi”). La Bibbia, però, non sembra affrontare mai la questione…
L’ipotesi di una vita extraterrestre non è l’unica questione che non viene affrontata dalla Bibbia! Non vi si legge nemmeno della scoperta del Nuovo Mondo, degli antibiotici o della televisione… Cercare di trovare nel testo sacro risposte a tutte le domande, a tutti i problemi, teorici o pratici, che possiamo, noi esseri umani, porci sarebbe cedere a uno dei difetti di lettura più gravi che ci siano: il concordismo. Con questo intendo riferirmi alla tendenza, alla volontà di porre la Bibbia al nostro livello, al nostro servizio, per rassicurarci o assicurare il nostro potere.

La scienza non contraddice i testi biblici?
Lo sviluppo delle scienze, soprattutto a partire dal 17.esimo secolo, ha in qualche modo scombinato le convinzioni religiose, in particolar modo quelle cristiane. La nostra visione del mondo, della vita, dell’essere umano è stata profondamente modificata dal lavoro di scienziati come Galileo GalileiJohannes KeplerCharles DarwinAlbert Einstein e tanti altri, fino a Mayor e Queloz! Ma perché aver paura?
Sebbene la Bibbia non affronti direttamente la questione della vita extraterrestre, non manca in compenso di risorse per invitarci a riconsiderare il nostro modo di posizionarci al centro dell’universo. Iniziamo leggendo di nuovo tutti i racconti della creazione, non soltanto quelli del libro della Genesi, ma anche quelli presenti nel libro dei Salmi, nel libro di Giobbe: confessare l’opera creatrice di Dio non significa attenervisi, chiudersi nel calendario quasi liturgico del primo capitolo della Genesi o dover difendere un rigido antropocentrismo.
Ampliamo i nostri orizzonti, scopriamo la dimensione cosmica di certi Salmi o di certi inni cristologici. Certo, non è una questione di “omini verdi”, ma piuttosto di guardare al di là del nostro orizzonte, di aprirci a questa novità che Dio non ha mai smesso di promettere ai suoi eletti.

Più precisamente, quali sono le implicazioni a livello teologico dei risultati dei lavori di Mayor e Queloz?
Finora non abbiamo trovato organismi viventi al di fuori del nostro pianeta. Certo, le probabilità di trovarne sono aumentate, in particolare con la scoperta degli esopianeti; ma ciò non significa che faremo senza dubbio “tombola”! Dobbiamo renderci conto che la risposta all’interrogativo sulla vita extraterrestre è inevitabilmente sbilanciata: soltanto l’affermazione della sua esistenza è possibile; quella della sua inesistenza è impossibile perché non riusciremo mai a ispezionare ogni angolo del nostro universo.

E dal punto di vista del teologo?
Il teologo cristiano può interrogarsi sulle conseguenze dell’esistenza di forme di vita e anche di intelligenza in un altro posto che non sia la Terra: può condurre quella che gli scienziati chiamano un’esperienza di pensiero. In altre parole, come pensare, come dire e spiegare la fede cristiana, nel caso in cui Dio avesse creato altri esseri viventi, altri esseri intelligenti. Non dobbiamo aver paura di una tale possibilità: nel 13.esimo secolo il vescovo di Parigi spiegò giustamente che non possiamo porre limiti alla capacità e alla volontà divina di creare.

Certo, le difficoltà non mancano: dal 17.esimo secolo in poi quella della possibilità di una Incarnazione e di una Redenzione in un altro posto che non sia la Terra ha diviso la comunità dei teologi; ancora oggi questa prospettiva può apparire vertiginosa. Consideriamola almeno come un invito a (ri)scoprire la dimensione cosmica della nostra cristologia.

Si può essere cristiani e credere negli extraterrestri?
Mi piace questa domanda, perché ci invita a non mescolare le nostre mode, i nostri modi o le nostre ragioni per credere. Gli extraterrestri appartengono a quei soggetti di fede che sembrano imporsi a noi: a furia di guardare nei nostri telescopi non possiamo sfuggire alla questione della loro esistenza e siamo costretti a decidere se crederci o no, in attesa di scoprirne tracce o di ricevere una loro visita. Ma possiamo anche decidere di non occuparcene! Essere cristiani, credere in Dio è qualcosa di diverso: è una questione vitale. L’incontro di Gesù e di Marta al momento della morte di Lazzaro non è un incontro del terzo tipo, cioè fra una terrestre e un extraterrestre. La domanda che Gesù pone a Marta è essenziale: “Credi nella risurrezione? Credi in me?”. E Marta vi impegna tutto il suo cuore, tutta la sua mente. Un tale incontro, una tale fede non sono extraterrestri: sono straordinari! (da ProtestInfo; trad. it. G. M. Schmitt)

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Esplorare l’universo, ultima delle periferie

Esplorare l'universo, ultima delle periferie

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Specola Vaticana (ed.)

Le sfide della scienza alla teologia

Collana: Introduzioni e trattati 42
ISBN: 978-88-399-2192-5
Pagine: 256 + IV
© 2015

In breve

A cura di Alessandro Omizzolo e José G. Funes. Prefazione di Ugo Amaldi

Questo non è il consueto trattato sui rapporti fra “scienza e fede”. Qui uomini di scienza, che sono al tempo stesso uomini di fede, raccontano la loro esperienza umana e credente, in modo naturale e sorprendente al tempo stesso, e mostrano quanto le domande e gli apporti della scienza siano preziosi per il pensare teologico e per l’azione pastorale. Perché i benefici del progresso scientifico non siano riservati a pochi e privilegiati “addetti ai lavori”, ma contribuiscano a una comprensione integrale dell’uomo e del suo posto nell’universo.

Descrizione

Questo non è il classico trattato sui rapporti fra “scienza e fede”. Il progetto stimolante di questo libro consiste nello spiegare il mondo della scienza a chi si occupa di fede e nell’esplicitare le sfIde che la scienza – e l’astronomia in particolare, con il suo linguaggio, i suoi presupposti, le sue problematiche – lancia alla teologia e alla chiesa. Qui, dunque, uomini di scienza, che sono al tempo stesso uomini di fede, mostrano quanto le domande e gli apporti della scienza siano preziosi per il pensare teologico e per l’azione pastorale. Perché i benefIci del progresso scientifIco non sono riservati a pochi e privilegiati “addetti ai lavori”, ma devono contribuire a una comprensione integrale dell’uomo e del suo posto nell’universo. 
In questo percorso si incontrano tantissime domande a cui rispondere. Come si configura, nella storia e oggi, il rapporto fra Dio e la natura? Cosa si ricava dal ripercorrere le vicende passate dell’interazione fra scienza e fede? Quali sono i limiti della scienza e quali i limiti dell’universo? Quali sono le attuali teorie sull’origine e l’evoluzione dell’universo? Che provocazioni suscita l’ipotesi di vita intelligente in altri mondi oltre al nostro? Che tipo di evoluzione ha conosciuto, negli ultimi decenni, il magistero della chiesa in merito agli orizzonti aperti dalla scienza? E la sapienza plurisecolare della chiesa ha qualcosa da offrire alla scienza, per esempio nei termini di una integrazione dei diversi saperi? Come fa dunque uno scienziato a vivere la propria fede? 

Il testo si avvale del contributo dei membri dalla Specola Vaticana e di altri esperti del settore, di chiara fama e competenza: Matteo Bonato, Guy Consolmagno, George Coyne, José Funes, Michal Heller, Jean-Michel Maldamé, Alessandro Omizzolo, Giuseppe Tanzella-Nitti.

Recensioni

F. Patsch, in Gregorianum vol. 98 (1/2017) 191-192

Un tema di grandissimo interesse nell’odierna discussione pubblica è il rapporto tra scienza e fede. È stato quindi un gesto profetico da parte di san Giovanni XXIII quello di affidare alla Specola Vaticana il duplice impegno di spiegare la scienza agli uomini di Chiesa e la Chiesa agli uomini di scienza. Il libro recentemente pubblicato dalla Specola ha tutte le qualità per compiere questa complessa missione.

Il volume contiene undici saggi di otto autori, in parte membri della Specola Vaticana, in parte esperti del settore, che uniscono felicemente competenza professionale e capacità divulgativa. Solo per citare alcuni dei temi principali trattati nel libro: l’autore di fama mondiale, Michael Heller, vincitore del premio della Fondazione Templeton nel 2008, aiuta il lettore a capire «i limiti della scienza e i limiti dell’universo». George V. Coyne, ex-direttore gesuita della Specola Vaticana, tratta dal punto di vista storico «alcuni momenti difficili» dell’«interazione fra scienza e fede religiosa». Alessandro Omizzolo, astrofisico italiano, pone «domande sull’origine e l’evoluzione dell’universo». Il contributo stimolante di José G. Funes, già direttore gesuita della Specola Vaticana, valuta in modo pensante e a volte provocatorio la questione sulla «vita nell’universo», mentre il domenicano Jean-Michel Maldamé riflette sul tema «rapporto tra Dio e natura». Giuseppe Tanzella-Nitti spiega la posizione del «magistero della Chiesa cattolica e la ricerca scientifica» e fa emergere la questione di come «parlare di Dio all’uomo di scienza». Infine, il fratello gesuita, geologo planetario specializzato nello studio delle meteoriti (attualmente presidente della divisione per le scienze planetarie dell’Associazione astronomica americana) Guy J. Consolmagno tratta, in modo sorprendentemente personale, il tema delicato della «fede di uno scienziato».

Senza esagerazione si può affermare, quindi, che gli autori del volume, tutti ricercatori cattolici di spicco nel campo della scienza empirica, stanno compiendo, in accordo con alcuni noti richiami del concilio Vaticano II (cf. GS 5.33), un compito importantissimo. Facendo emergere dei temi che coinvolgono ampi strati di quella società contemporanea a cui la Chiesa cattolica del XXI s. desidera proclamare il mistero di Gesù Cristo, centro della storia e del cosmo, gli autori elaborano una possibile integrazione tra fede e ragione (scienza) e ne sono testimoni in persona. Nel nostro mondo moderno secolarizzato, una tale missione ha una rilevanza non da sottovalutare. La secolarizzazione, intesa come la progressiva scomparsa di una concezione più o meno mitica dell’universo, senz’altro ha un aspetto anche positivo. Essa può essere considerata come un merito della cultura contemporanea e, nello stesso tempo, un grande aiuto per la teologia in quanto contribuisce a distinguere più chiaramente tra «cause seconde» e «causa prima», vale a dire tra relazioni empiriche, tema delle scienze naturali, e l’attività divina metafisicamente rintracciabile.

Questo è però solo un lato della medaglia. L’altro è invece che le scienze moderne (e gli scienziati come loro cultori per eccellenza) hanno una tendenza «innata» di pensare che il metodo scientifico di conoscenza sarebbe l’unico tipo di conoscenza in assoluto, riducendo così la realtà all’empirico e al materiale. Ciò significherebbe la fine della metafisica tout court e l’inizio, per le generazioni future, della dittatura delle scienze naturali e della loro metodologia, vale a dire un pauroso regresso culturale che promuoverebbe il distacco tra fede e scienza e lascerebbe dominare il campo dai cultori delle scienze con la loro percezione limitata alle mere leggi fenomenologiche. Contro una secolarizzazione (o un secolarismo) di questo genere il compito degli scienziati credenti non è altro che rilegittimare la metafisica come indagine necessaria degli ultimi principi, persino quelli delle scienze naturali. Dato che il volume contribuisce sia al chiarimento del campo concettuale che all’integrazione desiderata, esso ha un merito enorme per l’attuale discorso intellettuale.

Alla fine del volume si trova anche un elenco informativo e aggiornato sul «Dialogo interdisciplinare sul web», ossia una mappa messa insieme da Matteo Bonato per facilitare la ricerca e trovare informazioni qualificate in rete sulla vexata quaestio. Il libro viene infine completato con una breve presentazione della Specola Vaticana e un bell’inserto iconografico a colori. Altri libri di questa qualità servirebbero ancora per chiarire vecchi fraintendimenti e per promuovere il dialogo, così necessario oggigiorno, tra «scienza e fede».

J.M. Millás, in Actualidad Bibliografica 1/2016, 64

La obra esta hecha en colaboración por un grupo de científicos con formación teológica o interesados por la teología. Casi todos ellos están relacionados con la Specula vaticana, el Observatorio Astronómico fundado por León XIII en 1891, la única institución de la Santa Sede dedicada a la investigación cientifica. La publicación está a cargo de Alessandro Omizzolo y José G. Funes, director de la Specula vaticana. Su intención es presentar a la teología cuestiones que ocupan actualmente a los científicos y pueden y deben tener interés para la investigación teológica. La exposición tiene el estilo de la alta divulgación y trata, entre otros, los temas siguientes: el diálogo ciencia-fe, los límites de la ciencia y del universo, momentos relevantes en la historia de la relación entre la ciencia y la fe religiosa y algunos de sus momentos difíciles (Galileo, evolucionismo…), el origen y la evolución del universo, la vida en el universo, la relación entre Dios y la naturaleza, el magisterio de la Iglesia católica y la investigación científica.La obra tiene, sin duda, interés por los temas que trata y, sobre todo, por el modo de exponerlos. En efecto, se logra la presentación de complejas cuestiones científicas de un modo accesible para quien, sin ser científico, esté interesado tanto por una seria información sobre el estado actual de la ciencia como por el diálogo entre la ciencia y la fe. 
J.M. Millás, in Actualidad Bibliografica 1/2016, 64

F. Sánchez Leyva, in Gregorianum 1/2016, 190-192

[…] Con el contenido de este libro resulta positivamente asumida la interacción conjunta entre la fe y la ciencia, entre la reflexión teológica y la investigación científica, entre el magisterio de la Iglesia católica y el magisterio cientifico. Los numerosos cientificos católicos que existen, los avances epistemológicos compartidos, los congresos multidisciplinares y los sitios web lo evidencian. Papa una teología fundamental que esté «a la altura de sí misma» éste es un campo de interacción privilegiado y desafiante para colocarse «a la altura de los tiempos».
F. Sánchez Leyva, in Gregorianum 1/2016, 190-192

Gesù, gli UFO e gli alieni

Gesù, gli UFO e gli alieni

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Armin Kreiner

L’intelligenza extraterrestre come sfida alla fede cristiana

Collana: Giornale di teologia 359
ISBN: 978-88-399-0859-9
Formato: 12,3 x 19,5 cm
Pagine: 280
Titolo originale: Jesus, UFOs, Aliens. Außerirdische Intelligenz als Herausforderung für den christlichen Glauben
© 2012

In breve

Siamo soli nell’universo? La questione è affascinante. Ma soprattutto: come si collega questo interrogativo alla domanda fondamentale sul senso della vita e su Dio? «Chi sostiene che l’esistenza di extraterrestri non metterebbe minimamente in difficoltà la tradizione cristiana dovrebbe innanzitutto spiegare perché» (A. Kreiner).

Descrizione

La probabilità che gli extraterrestri esistano può essere controversa, ma questo non depone affatto contro la possibilità della loro esistenza. Anche solo questo offre un valido argomento per riflettere teologicamente sulle conseguenze e le implicazioni di una tale ipotesi. Anche perché su ogni tradizione religiosa che non sia in grado di rapportarsi all’esistenza di extraterrestri cade inevitabilmente il sospetto che sia in qualche modo superata. Tanto più grandi sono le sue difficoltà a questo proposito, tanto più rischia di soffrirne la sua credibilità. 
Oltre che molto affascinante dal punto di vista intellettuale, il problema cui si dedica Kreiner «possiede una sua oggettiva rilevanza teologica che dipende, se non altro, dal fatto di essere potenzialmente esplosivo per la teologia cristiana» (dall’Editoriale di Andrea Aguti).

Recensioni

D. Passarin, in CredereOggi 225 (3/2018) 146-149

È da poco deceduto il grande scienziato (fisico, astrofisico, cosmologo, matematico) Stephen Hawking e tra le molte narrazioni della sua vita e dei suoi insegnamenti molti media hanno citato la nota affermazione circa la presenza di forme di vita (esobiologia) intelligenti da qualche parte nelle galassie che affollano l’universo: «Ci sono, ma è meglio non cercarle». E i motivi sono altrettanto ragionevolmente credibili. Non è il luogo per entrare in un’analisi di tale questione: stelle pulsanti (LGM1)? Alieni (Little Green Men)?L’esistenza di specie intelligenti con civiltà avanzate sta comunque nell’immaginario collettivo, anche se per alcuni scienziati e gran parte dei filosofi e dei teologi la questione pare poco seria. […]

E la teologia che dice? In sintesi: nessun problema, rientrerebbe nelle prerogative di Dio creatore il creare ovunque, comunque malgrado la terra. L’extraterrestre? «È mio fratello» risposea suo tempo il gesuita argentino José Gabriel Funes.

A questo tema è dedicato il libro di Armin Kreiner, docente di teologia fondamentale (particolarmente esperto nel dialogo tra scienza e teologia e nella teodicea) presso la Facoltà di teologia cattolica di Monaco di Baviera. È inserito nella nota e stimata collana «Giornale di teologia» della Queriniana che solitamente edita importanti contributi della scienza teologica non solo europea.

E il volume, infatti, rappresenta una prima elaborazione sistematica dal punto di vista della teologia fondamentale su queste questioni. Dopo una essenziale (scarna) introduzione (pp. 23-26), nella prima parte (pp. 37-168) l’autore ricostruisce le vicende che originano gli interrogativi su cui si intende riflettere, cioè l’esistenza di esseri intelligenti non umani e della loro ipotetica «religiosità», a prescindere dalla loro oggettiva attendibilità. In ogni caso, infatti, l’interrogativo ha una sua ragion d’essere, una sua logica e una congruità concettuale indubbiamente affascinanti. La seconda parte (pp. 171-250) si apre con una considerazione intermedia circa la convenienza, diremmo, di porsi la questione sul versante teologico dal momento che le evidenze sono aleatorie. In effetti, alla positiva risposta dell’autore fa riscontro la posizione della maggior parte dei teologi i quali ritengono arrischiate non solo le risposte, ma anche e soprattutto le domande in quanto inficiate da inevitabili precomprensioni sia sul versante teologico (ad es. la concezione di Dio) sia sul versante scientifico (ad es. tipologie e modalità della vita cosmica). Per costoro rimane una prospettiva sospesa, insoluta finché la scienza non produrrà fatti, evidenze come di sua natura.

L’autore poi espone la sua riflessione, che in sintesi afferisce la questione all’ambito squisitamente cristologico in quanto sul versante della teologia non presenta significativi problemi. Infatti, la principale obiezione che l’esistenza di esseri intelligenti verrebbe a porre al cristianesimo è quello della singolarità dell’incarnazione di Dio in Gesù Cristo. Secondo Kreiner non è possibile percorre la pista amartiocentrica anselmiana (l’incarnazione è necessaria per il peccato originale), ma è opportuno avvalersi della prospettiva cristocentrica francescana (Cristo e non il peccato originale è al centro del disegno di Dio). Se gli alieni e i loro mondi insorgono, si sviluppano e decadono come nel nostro mondo (esobiologia), allora è possibile ipotizzare anche una loro «caduta naturale»; ma se ci riferiamo alla Bibbia e alla ragione l’ipotesi fondata sull’esobiologia non regge perché verrebbe sminuita l’onnipotenza creatrice di Dio. La «caduta» degli alieni non deve essere perciò «naturale», ma opzionata come testificato appunto nella Bibbia. Se tale, anche per loro ci dovrà essere un progetto di salvezza, ma con quale «Cristo»? La stessa nostra caduta e lo stesso nostro Cristo, oppure un’altra caduta e un altro Cristo? La «loro» storia della salvezza si aggancia alla nostra o ha una storia diversa? Un altro «salvatore» e un altro «cristianesimo»? Oppure svilupperà una «religione» diversa? Si aprirà un nuovo fronte ecumenico «alieno»?

Le problematiche che Kreiner tocca – necessariamente in una maniera stringata e (troppo) concisa – sono numerose, notevoli e vitali. Da leggere l’ipotesi (perché tale resta) conclusiva dell’autore. Alla fine al lettore non resta che la sensazione di un discorso acerbo e direi precoce. Troppo. Rimane pungente la percezione di invadenti precomprensioni, che condizionano e vincolano il discorrere sia di questa che delle altre esoteologie. Di più non si può ancora sperare se anche alla sua origine l’obiezione alla teologia proviene da una «scienza» che basa su pochissimi dati certi (dalla chimica all’esobiologia) la costruzione di ipotesi e di scenari possibili che restano necessariamente «immaginazioni». […]

Sfida per la teologia, forse. Ma per ora non ci sono dati tangibili, realistici, precisi, fondati e rigorosamente soppesati dalla scienza. Sfida per la scienza, dunque? Di certo è molto più complicata, intricata e spinosa che non per la teologia. Se ne riparlerà… a suo tempo.
D. Passarin, in CredereOggi 225 (3/2018) 146-149

G. Del Guercio, in Aleteia.org 23 febbraio 2017

A una distanza di 39 anni luce dalla Terra, attorno alla stella battezzata Trappist-1, orbita un sistema composto da sette pianeti simili al nostro, tre dei quali potrebbero ospitare la vita come la conosciamo. Pianeti, come si dice, «gemelli» della Terra (La Stampa, 22 febbraio). La scoperta è contenuta in una ricerca coordinata dall’Università di Liegi (in Belgio) pubblicata sulla rivista Nature – e che la Nasa ha presentato in conferenza stampa – che ha scatenato l’interesse della comunità scientifica e non. […]

La eventuale presenza di forme di vita su altri pianeti non è esclusa dalla teologia cristiana. Ad esempio il teologo tedesco Armin Kreiner in Gesù, gli UFO e gli alieni. L’intelligenza extraterrestre come sfida alla teologia cristiana (Queriniana, 2012, a cura di A. Aguti) prova a sciogliere il nodo: o si ammette l’esistenza di intelligenze extraterrestri, e allora sembra perdersi il significato cosmico dell’evento singolare di Cristo, oppure non la si ammette, e allora quest’ultimo può essere mantenuto.

Kreiner tenta di superare questa rigida alternativa concependo il problema posto dall’esistenza di extraterrestri intelligenti e della loro probabile religione alla stregua di quello che impegna la teologia cristiana con le religioni non cristiane. In particolare, la proposta di Kreiner passa per un ripensamento del concetto teologico di “incarnazione” e in particolare della tesi anselmiana della necessità dell’incarnazione di Dio in Gesù Cristo a motivo del peccato umano (Aleteia, 28 agosto 2014).

Seguendo l’indirizzo di altri teologi medioevali come San Bonaventura e Duns Scoto, egli propone di concepire l’incarnazione come il compimento del rapporto tra Dio e il mondo, dunque come un evento non collegato alla contingenza del peccato umano, ma al disegno complessivo di Dio sulla sua creazione. Ammesso questo, diviene plausibile pensare che un’incarnazione, ovvero una manifestazione di sé, come quella avvenuta in Gesù Cristo, sia realizzata da Dio anche in altri luoghi rispetto alla Terra, soltanto in forme diverse.

In modo simile a quanto sostenuto dalla posizione pluralistica all’interno dell’attuale teologia delle religioni, la singolarità dell’evento di Cristo non entrerebbe in contrasto, così, con la manifestazione di Dio in altre religioni, ma rappresenterebbe una delle forme di tale manifestazione cosmica di Dio. Si tratta di una tesi che naturalmente è discutibile sotto diversi profili, ma che rappresenta una risposta non banale o elusiva ad un problema tanto affascinante intellettualmente quanto potenzialmente dirompente per la teologia cristiana.
G. Del Guercio, in Aleteia.org 23 febbraio 2017

Gary McKinnon: l’hacker che scoprì i segreti della NASA

L’Inspiegabile
Pubblicato il 14 mag 2019

Segui i miei podcast su TuneApp, dove ti racconterò altri casi misteriosi ed agghiaccianti:

1) Scarica la app gratuitamente (è disponibile sia per iOS che per Android) da questo link: http://bit.ly/2Rrc0dP

2) Inserisci nel campo di ricerca, all’interno della app: “L’Inspiegabile”

3) Fai click su “L’Inspiegabile radio” e troverai tutte le puntate disponibili fino a questo momento.

Ogni mercoledì troverai un argomento nuovo ed inedito (non verrà mai pubblicato su Youtube). Gli argomenti trattati verranno preannunciati sulle mie reti sociali (Instagram e Facebook). Se ancora non mi segui sui social, adesso hai una ragione in più per farlo 😀

Le puntate saranno sempre disponibili e potrai ascoltarle quando vuoi, assolutamente gratis!!!

Ti aspetto anche lì!

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Quello di McKinnon è uno dei casi di hacking più famosi della storia.
Cosa riuscì a scoprire Gary, una volta penetrato nei server della NASA?
Possiamo credere alla sua versione o la verità potrebbe essere un’altra?

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Intrattenimento

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